Ormai è chiaro: Nadal vuole stupire; uno come lui, del resto, non sarebbe rientrato se non fosse stato sicuro dei suoi mezzi. Le sue condizioni reali le valuteremo nell’arco dei prossimi match, ma se davvero avesse creduto di non poter vincere un torneo, anche solo quello di Brisbane, avrebbe rimandato il suo rientro o, magari, si sarebbe ritirato.
Probabilmente lo spagnolo sogna di ripetere le gesta di Federer nel 2017, l’impresa della quale lui stesso è stato attore non protagonista. Il 2016 di Federer somiglia un po’ al 2023 dello spagnolo. L’unica eccezione fu un misero tentativo di rientro nella stagione su terra e quello sulla sua cara erba. In quell’occasione, però, Roger recito la parte dell’amante tradito. Al di là di quelle singole apparizioni Federer saltò praticamente l’intera stagione 2016 dopo l’Australian open. A quasi 36 anni, in molti, considerarono la sua carriera praticamente finita, ma, in realtà, non avevamo ancora visto tutto.
Lo svizzero si presentò in Australia circondato da quell’entusiasmo, che solo lui è stato sempre in grado di generare anche con un semplice allenamento. Insieme alla gioia di rivedere in campo quella che può essere considerata la personificazione del tennis, il fuoriclasse elvetico venne accompagnato, però, anche da tanto scetticismo.
Prima di Melbourne decise di giocare la Hopman Cup di Perth, competizione, che, di fatto, era una sorta di esibizione e nel corso della quale riuscì a superare Evans e Gasquet rimediando, però, una sconfitta contro Zverev in tre tie-break.
Nonostante queste premesse, abbastanza discrete, lo scetticismo continuava ad accompagnare Federer, considerato non in condizione di reggere la lunga distanza dei tre su cinque.
Man mano, però, le cose iniziarono a cambiare, soprattutto dopo il terzo turno quando riuscì a battere in tre soli set il ceco Berdych. Agli ottavi, però, l’ostacolo Nishikori si rivelò più duro del previsto e servirono cinque set a Federer per sbarazzarsi del giapponese.
Quando in semifinale, poi, Wawrinka recuperò due set di svantaggio e lo portò al quinto, la favola sembrava non dover conoscere il suo lieto fine. Eppure Federer riuscì ancora una volta a trovare il suo tennis, a vincere il quinto e staccare il pass per la finale.
Quante possibilità, però, si danno ad un “ragazzino” di quasi 36 anni, reduce da un anno di stop e da due battaglie di cinque set, contro un avversario come Nadal, di 5 anni più giovane di lui, più adatto e più preparato alle battaglie? Razionalmente poche, ma lui è Roger Federer e completa il capolavoro in finale vincendo un match straordinario. Ma non solo vince, lo fa addirittura al quinto set, dopo che, avanti di un set per ben due volte, si era ritrovato sotto 3-1 nel quinto set. Lo scambio, di oltre 20 colpi, chiuso con un diritto spaziale, che lo ha portato ad ottenere la palla break decisiva sul 4-3 del quinto, rimbalza ancora sui social. Il diritto, questa volta incrociato, sulla riga, che gli ha consegnato la vittoria, rappresenta il sigillo ad un’impresa, che ha pochi eguali nella storia dello sport e che, oggi può essere fonte di ispirazione e per chi, quel giorno, su quel campo, ha scritto comunque una pagina di storia anche se da attore non protagonista.